nessun titolo

dalla prima pagina de IL MANIFESTO di oggi:

Tutto in famiglia
GIANNI VATTIMO
Non so se è un ennesimo effetto della dissoluzione della
(coscienza di) classe, ma ciò che mi sembra emergere dalla
furibonda polemica sui diritti dei gay, prima ancora che
sui doveri delle madri di famiglia, sui quali si è
infelicemente pronunciato Buttiglione, è che la rivoluzione
è un affare di minoranze piuttosto che del proletariato tutto.
Potrebbe essere un modo di ricuperare Lenin, ma non lo credo.
E’ forse semplicemente un tratto caratteristico delle
democrazie mediatiche, almeno in questo non del tutto da
buttar via: siccome delle minoranze si deve parlare per
fare notizia e non annoiare il pubblico, quando una di queste
viene toccata duramente da qualche misura persecutoria,
diventa un problema generale – e le sue rivendicazioni si
rivelano per lo più riguardare tutti, come è ben evidente
dalla questione gay. Gli omosessuali che rivendicano i loro
diritti fanno un «lavoro» che tocca tutti, anche coloro che
gay non sono. Demonizzare l’omosessualità, e perseguirla con
leggi quando se ne abbia il potere, è qualcosa che si fa
anche a danno dei tanti Luca Coscioni che, in nome delle
stesse ragioni di «diritto naturale» in cui crede Buttiglione,
vedono vietate o comunque rallentate le ricerche sugli embrioni
da cui potrebbe scaturire una cura per le loro, nostre,
malattie. Ma non diamo tutti i meriti ai gay, anche se sono
oggi una minoranza più combattiva delle madri di famiglia.
In verità, l’accanimento con cui la Chiesa e la cultura
conservatrice rifiutano ogni comprensione
al problema omosessuale è la consapevolezza – del resto
lo dicono sempre anche loro, papi e reazionari di ogni
specie – che la famiglia è la cellula della società.
Dimenticando di dire: di questa società. E questa famiglia.

Abbiamo forse messo in soffitta troppo presto – era per
diventare finalmente «cultura di governo»? – autori come
Reich, Cooper, Laing, Deleuze e Guattari, naturalmente
Marcuse, e persino il più «serio» Adorno – che ci hanno
insegnato verità elementari sulla funzione della famiglia
patriarcale nel perpetuare la società proprietaria e autoritaria.
Un bambino che cresca in una famiglia con due mamme o
con due padri non riprodurrà nella propria formazione quello
schema edipico che dovrebbe prepararlo a diventare
a sua volta padre-padrone di figli sottomessi e poi
fisiologicamente ribelli, e difensore (!) della donna che
sceglierà di impalmare. Certo, avrà le sue difficoltà con
i compagni di scuola «normali», non diventerà un cittadino
esemplare… grazie a dio; e magari grazie a dio diventerà
persino ateo, e cioè cristiano più vero di un qualunque
Butti-bacchettone. Nemmeno i laici hanno osato rivendicare
un cristianesimo non omofobo e sessuofobo, come se si fossero
ormai rassegnati alla competenza esclusiva del papa e dei
suoi vescovi sulla morale cristiana; un modo per
disinteressarsi totalmente del senso del cristianesimo,
«cosa loro», di preti e bigotti; tranquillizza molto di
più così. Ma quale «amore per la vita» le generazioni future?
Nel clerico-fascismo italiano che si sta scatenando,
la sola vita vera è quella di spermatozoi ed embrioni,
che non sanno di esistere e dunque possono essere «difesi»
da papi, vescovi, autorità varie, specie quando permettono
così di violare la libertà cosciente dei vivi-vivi.
Noi non ci scandalizziamo (dove sei andato a finire, Cacciari?)
per la bocciatura «laicista» di Buttiglione; ci scandalizziamo
perché i cattolici italiani permettono che le sue posizioni
siano identificate con quelle dei credenti in Cristo e nel Vangelo.

Fino a quando?






























































Comments

This entry was posted in Uncategorized and tagged . Bookmark the permalink.